giovedì 10 giugno 2010

Come si arriva a sviluppare un disturbo dell'alimentazione

Nel disturbo alimentare intervengono un insieme di fattori multipli, tra loro interconnessi, la cui forza d’impatto e l’incidenza sull’esito della risposta raramente può essere prevista con precisione.

Possiamo individuare tre ambiti di fattori:

  1. Predisponenti o di vulnerabilità (età, sesso, DA in famiglia, malattie nell’infanzia)
  2. Precipitanti (lutto, separazione o anche una semplice dieta)
  3. di Mantenimento (legati soprattutto agli effetti dei sintomi che portano a mettere in atto strategie di coping)


LE  PSICOLOGICHE IN CUI POSSONO INSORGERE PROBLEMI LEGATI AL DCA

L’area dell’autoconsapevolezza: come la persona sta rispetto a se stesso e come percepisce la sua qualità della vita.

Si divide in:

  • consapevolezza corporea, con la capacità di identificare correttamente le sensazioni fisiche del nostro organismo, nonché la corretta percezione di forme e proporzioni. 
  • consapevolezza emotiva, con la difficoltà a comprendere cosa si prova e perché.
  • consapevolezza cognitiva, difficoltà a comprendere i propri pensieri, soprattutto in momenti di grande intensità emotiva.


L'area dell’autostima: è possibile definire l’autostima come la capacità di auto osservazione e di auto riconoscimento di quello che sono le nostre potenzialità,
(include anche il senso di autoefficacia – ossia quanto io mi sento in grado di realizzare qualcosa). Questa nei DCA è pesantemente lesa, poiché vincolata a presupposti falsati che concernono le forme e il peso, anziché appoggiarsi e costruirsi in base a modelli identificatori funzionali e funzionanti. (Vedi anche il concetto di identità a questo argomento collegato)

Area dei problemi interpersonali: che vengono in parte o del tutto inficiati sia dalla dinamica insita nel disturbo alimentare che vede progressivamente accaparrarsi tutte le energie disponibili al soggetto, sia da eventuali e quanto mai frequenti comorbilità. Secondo l'ottica sistemica il disagio alimentare e più in generale il disagio psichico può essere interpretato come il frutto di modalità interattive poco funzionali tra coloro che partecipano alla relazione. Per relazione si intende lo scambio comunicativo all'interno dei principali contesti di riferimento dell'individuo, come ad esempio la famiglia, la coppia, la scuola, il gruppo di amici, il gruppo di lavoro...


Sostanzialmente il DCA lede il senso di identità; ne mina la strutturazione che invece va costruendosi su premesse falsate.

Per Identità in  psicologia si intende l’identità personale, ossia il senso del proprio essere continuo attraverso il tempo e distinto, come entità, da tutte le altre.

Il dca lede anche quelle che in quelle che in counselling vengono definite strategie di “coping” o “fronteggiamento”.
Il termine “coping” è stato introdotto in psicologia nel 1966 da R. Lazarus con l'opera "Psychological stress and the coping process". (deriva dall’inglese: to cope with something / someone = fare fronte / fare i conti con qualcosa, una situazione o qualcuno).
È un concetto strettamente connesso con quello di stress: infatti indica l'insieme delle strategie cognitive (o mentali) e comportamentali messe in atto da una persona per fronteggiare una situazione di stress.

In altre parole, si riferisce sia a ciò che un individuo fa effettivamente per affrontare una situazione difficile, fastidiosa o dolorosa o a cui comunque non è preparato, sia al modo in cui si adatta emotivamente a tale situazione.
Nel primo caso si parla di coping attivo, nel secondo di coping passivo.

Le persone malate di DCA non riescono a strutturare strategie di fronteggiamento efficaci e funzionali in quanto, basate su premesse falsate che invadono più campi, primo tra tutti, quello dell'importanza  attribuita alle forme e al peso corporeo.

Autore: Gruppo Lilith




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