domenica 24 gennaio 2010

Lilith e la via dell'empatia.



Il tipo di causa che sposiamo nel nostro stile di comunicazione

La parola empatia deriva da greco empateia composta da en - "dentro" e pathos "sofferenza" o "sentimento"; era usata per indicare il rapporto emotivo che legava l'atuore-cantautore al suo pubblico.
Il termine è stato poi adottato dal filosofo tedesco Robert Vischer e, solo più tardi, tradotto in inglese "empathy".
Il concetto di empatia ha quindi subito, nel tempo, varie fase: una fase estetica, una fase filosofica ed infine una fase psicoanalitica.
Se l'empatia è parte fondante di ogni relazione umana, all'interno del setting psicoanalitico l'empatia è stata pensata come strumento di esplorazione, di conoscenza e soprattutto di cura della mente umana in condizioni di sofferenza.
Nelle scienze umane, l'empatia designa un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da uno sforzo di comprensione, escludendo ogni attitudine affettiva personale (simpatia, antipatia) ogni giudizio morale.
L'empatia è la capacità di focalizzarsi sul mondo interiore del proprio interlocutore, di percepire cosa realmente stia provando in una determinata situazione al di là di quello che esprime verbalmente.
In una parola, la capacità di condividerne gli stati d'animo.

Essere empatici significa, infatti, saper cogliere i segnali non verbali, rilevatori di uno stato d'animo, senza lasciarsi influenzare dai propri schemi mentali.
L' empatia presuppone fondamentalmente la leale rispondenza tra i sentimenti manifestati e quelli provati; presuppone la capacità di immedesimarsi nell'altro per comprendere il suo punto di vista, di accettarlo incondizionatamente astenendosi da valutazioni, approvazioni o disapprovazioni, e sospendendo ogni giudizio morale su emozioni e sentimenti riferiti dall'interlocutore.
Partendo da tali elementi, potrebbe sembrar facile avere un comportamento empatico come modo naturale per stabilire un contatto con gli altri e realizzare un senso di reciproca partecipazione.
Tuttavia, non è affatto facile definire esaustivamente un fenomeno tanto complesso.
Il comportamento empatico ocomprende fenomeni molto diversi tra loro come virgola ad esempio, la facilità con la quale ciascuno di noi percepisce cosa ha in mente l'altro, oppure la capacità di stabilire e mantener eun contatto leale e diretto. L'empatia in questo contesto fa da sfondo ad ogni relazione umana, nel senso che non si può sviluppare un rapporto valido se non esiste questa intesa di fondo. L'empatia si qualifica in qualsiasi ambito come un'abilità solciale di grande importanza e rappresenta uno degli strumenti basilari di una comunicazione interpresonale veramente efficace e gratificante.
L'empatia si manifesta con l'ascolto attivo ovvero la capacità di uscire dai propri schemi mentali e dai propri interessi personali per concentrasi su quelli dell'altro.
Questo ci introduce alla mentacomunicazione cioé quella parte veramente significativa del messaggio non verbale, una sorta di lettura tra le righe che conduce ad una conoscenza più vera e profonda delle persone e della loro realtà interiore.
Nelle relazioni interpersonali diventa così la principale chiave di accesso ai sentimenti, agli stati d'animo, alle motivazioni e più in generale al mondo dell'altro. Grazie ad essa si può non solo afferrare il senso di ciò che afferma l'interlocutre, ma coglierne anche il significato più profondo sintonizzandosi sulla sua stessa "lunghezza d'onda" psico-emotiva.

Fonte: ASDI - Roma

mercoledì 20 gennaio 2010

Perché il nome Lilith


Chi è Lilith?
Lilith è l'essere femminile primigenio, la prima donna, creata con un cuore libero.
Per questa ragione è incapace di essere sottomessa per costrizione e il suo spirito non può essere assoggettato, legato con vincoli che ne tradiscono la natura.

Lilith è rappresentata con zampe d'uccello e ali leggere così da dominare entrambi gli elementi, terra e aria; ha occhi che vedono nelle ombre, al di là delle apparenze; occhi capaci di cogliere la luce nell’oscurità. In alcune versioni,invece, è raffigurata con il corpo superiore da donna e inferiore da serpente.

Ella rappresenta l’ immagine della Notte e del ritmo lunare e, come la Luna destinata all' eclisse, è capace di nascondersi negandosi allo sguardo; il suo ritmo, scandito dalle fasi, muore per rinascere ogni volta.
In essa ritroviamo al contempo Vita e la Morte, la luce e l'ombra, il visibile e l'invisibile in una dinamica scandita da un Ritmo di vita presente in ogni essere.
Lilith è la protettrice del Desiderio che richiama all'esistenza, protegge gli esseri da tutte le violenze, da tutte le invavasioni e custodisce l'integrità del cuore perchè rimanga inviolato. Tutela la libertà e le peculiarità di ognuno, esaltandone i singoli talenti.
Poiché i disturbi del comportamento alimentare sono patologie dell'animo prima che del corpo, che viene “scelto” solo in seconda battuta come campo di battaglia;
Poiché sono disturbi che ingaggiano una lotta senza fine e ai limiti del possibile, dove viene messa in atto una difesa paradossale percepita come unica possibilità di salvezza, di rifugio, a fronte di un rischio più terrificante della morte stessa,cioè la perdita di Sé.

Poiché è una guerra rituale dove è però perduto il ritmo e al suo posto instaurata una cadenza, che attraverso i sintomi esprime un dolore che non può essere detto.
Un dolore che ci parla della ricerca di un identità perduta, frammentata, e ce lo dice in un linguagio in da decodificare spesso incomprensibile,che fa il deserto attorno.

Poiché la vicinanza dell'altro è allo stesso tempo desiderata e temuta e il mondo percepito come pericoloso: un invasore da cui non si ha scampo, rispetto al quale non si riesce a porre un limite e a delinearne i confini rispetto al Sé.
Poiché ogni desiderio diviene rifiuto, e ogni rifiuto “desiderio”.

Per tutto questo scegliamo il nome di Lilith

Affinché il nostro gruppo sia un luogo dove stare al riparo, trovare rifugio.

lunedì 18 gennaio 2010

Le norme che segue Lilith

Una delle regole principali che il gruppo d'auto-aiuto si dà è quella della sospensione del giudizio, del pregiudizio e del modello mentale univoco, a favore della molteplicità dei punti di vista possibili.

Tale sospensione crea le condizioni per l'accettazione dell'altro e, di riflesso, per l'accettazione di se stessi.
Il rispecchiamento nell'altro consente di acquisire un'immagine di sé più vicina alla realtà, e di passare da un ideale di sé autosabotante ad un percepirsi che consente il miglioramento e la crescita personale.

L'impostazione di massimo ascolto, agli altri e a se stessi, permette proprio questo: l'individuazione, il riconoscimento, l'accettazione della propria identità.

Vige naturalmente la regola del rispetto dell'anonimato, e del divieto assoluto di diffondere i contenuti e le informazioni che emergono durante gli incontri del gruppo. I gruppi di mutuo aiuto, inoltre, seguono gli stessi obblighi e regole derivanti dal segreto professionale che devono mantenere terapeuti.

Altra regola che di norma ci si dà, è quella di una frequentazione tendenzialmente assidua al gruppo, da preferirsi alla saltuaria: questo per garantire un percorso omogeneo e il necessario rispetto per gli altri partecipanti.

In generale poi si preferisce non insistere con ulteriori norme e regole superflue ed inutili: favoriamo il reciproco aiuto, e questo delinea spontaneamente il comportamento più congruo da seguire.

Come interagiamo all'interno di Lilith e su cosa ci basiamo

Il gruppo Lilith ha inizialmente come collante un problema comune specialmente relativo ai Disturbi dell'Alimentazione, ma anche a tutti i disturbi ad esso correlati (disturbi di personalità, fobici ecc.)

La possibilità di superamento del sintomo, che spesso fa da motore di ingresso nel gruppo, acquisisce poi, proprio grazie al gruppo, nuovi significati; infatti durante il percorso collettivo, si porrà gradualmente e spontaneamente l'accento sull'accoglienza reciproca e sul sentire le emozioni dell'altro e sul riconoscimento dei propri personali talenti e possibilità.

In un primo momento, l'essere ascoltati, ascoltati davvero, o viceversa essere rispettati nel proprio silenzio è la risposta, l'unica risposta, che si cerca; ed è ciò su cui si fonda la base sicura, che consente di passare ad una dimensione comprensiva anche dell'ascolto attivo.

Successivamente si auspica ad un ascolto reciproco più attivo: l'altro è specchio di sé e in esso si ritrovano parti significative del proprio essere, della propria modalità di essere. All'altro si concede l'ascolto, nella misura in cui lo si richiede per sé: orizzontale, reciproco, non giudicante, privo di pregiudizi. E sano.


A differenza di un setting di terapia individuale o di terapia di gruppo, la democraticità del contesto di auto-aiuto ed il mettersi in gioco apertamente da parte di tutti i membri, consente a ciascuno di ascoltare in modo attivo e di poter rispondere, secondo modalità che via via si diversificano da quelle tipiche della propria vita fuori dal gruppo.

In questo tipo di relazione d'ascolto i sentimenti di autoefficacia, consapevolezza e capacità di problem solving; il fronteggiare alcune delle situazioni che prima erano mutilanti del proprio essere diviene spontaneamente una possibilità che va a consolidarsi sempre più e con modalità diversificate da soggetto a soggetto, durante il proprio personale percorso evolutivo.

La metodologia dell'auto mutuo aiuto Lilith

Le persone viventi una situazione di disagio che perdura da diverso tempo, spesso si trovano gradualmente in una condizione di isolamento e alienazione parziale da sé stessi e dagli altri.

Attraverso lo scambio e la riscoperta del proprio cammino, ci si offre la possibilità di una dimensione propria, in cui poterci essere in un modo che prescinde dalle conseguenze del nostro disturbo.
Nel gruppo Lilith infatti, i partecipanti si tutelano reciprocamente e promuovono tutto ciò che può essere significativo per l'emergere delle proprie e altrui potenzialità positive; i membri si sostengono nei momenti di difficoltà e si relazionano all'insegna del rispetto e dell'empatia.

Una delle caratteristiche fondamentali del gruppo è l'orizzontalità della relazione che consente ad ogni persona di esserci in maniera attiva. E questo a prescindere dalla propria partecipazione "verbale".
Ogni persona, infatti da soggetto bisognoso d'aiuto diviene aiuto lui stesso; da soggetto passivo, diviene soggetto attivo, partecipando alla crescita e alla riscoperta di sé stesso e degli altri.

L'assenza, specificatamente volta di una figura terapeutica all'interno del gruppo, permette a ciascun membro di non poter delegare all'esperto la responsabilità del proprio percorso e, dunque, la responsabilità complessiva di sé.

Si offre invece, al singolo membro un tipo di relazione specificatamente empatica e orizzontale, in cui esperire momenti di tutela e di lavoro in sinergia con gli altri componenti.

A seconda del tipo di gruppo che va configurandosi, Lilith contempla inoltre la possibilità di nominare un membro del gruppo (dal gruppo) che possa fungere da Helper, una sorta di facilitatore che favorisce, attraverso l'esperienza gruppale il personale percorso di crescita.

Lilith, in ogni caso (ossia che si nomini all'interno del gruppo l'helper o meno) si basa su una conduzione circolare ripartita tra tutti i membri, in modo da non "subire" in nessun caso l'influenza di una figura "esterna", che andrebbe a collidere con il presupposto del gruppo stesso.