- EMOCROMO CON FORMULA
- VES
- PROTEINE TOTALI CON ELETTROFORESI
- GLICEMIA
- AZOTEMIA
- CREATININEMIA
- AST, ALT
- BILIRUBINEMIA TOTALE E CONIUGATA
- ELETTROLITI PLASMATICI
- ESAME URINE COMPLETO
- ELETTROCARDIOGRAMMA
mercoledì 10 febbraio 2010
Esami consigliati per pazienti con sospetto dca
Alcuni errori in ambito terapeutico nella cura dei dca - istruzioni per l'uso
GLI ERRORI PIU' COMUNI NELLA FASE DI RESTITUZIONE FINALE
- Lasciarsi coinvolgere emotivamente dal paziente e/o dai suoi familiari dimenticando il proprio ruolo professionale. In questa sede, non si tratta di saper strutturare o meno l'empatia necessaria per un efficace rapporto terapeuta/paziente; bensì di una proiezione del terapeuta dei propri vissuti, affettivi i propri pregiudizi e resistenze, le proprie paure e incapacità sulla relazione terapeutica, spingendo ad una visione acritica e soggettiva della situazione.
- Tentare di gestire in via privata ed esclusiva un paziente critico. Non tutti i terapeuti, hanno una preparazione specifica, tale da consentirgli di gestire e riconoscere un paziente a rischio dca o con un dca in corso. Il buon terapeuta che riconosce i propri eventuali limiti formativi, non solo fa ciò che deontologicamente parlando è più corretto, ma spesso fa la differenza tra la possibilità di cronicizzare il dca e la salute e nei casi più gravi, tra la vita e la morte.
- Prescrivere una dieta ad un paziente con DCA. Purtroppo, il gruppo Lilith sa che è l'errore più frequente. Errore che spesso si trasforma in fattore precipitante per il paziente e ed in elemento che compromette irrimediabilmente l'esito della terapia e la possibilità di guarigione del paziente stesso.
- Prescrivere psicofarmaci senza supporto specialistico. Nostro malgrado è quasi consuetudine, sia tra i medici di famiglia, sia tra alcuni terapeuti.
- Reagire alla frustrazione derivante dal rapporto con pazienti con DCA arrabbiandosi, o, viceversa, assumendo un atteggiamento eccessivamente distaccato o prescrittivo.
- Ricattare il paziente denutrito costringendolo a mangiare esponendolo così a rischio di sviluppare una sindrome da rialimentazione. Statisticamente parlando la possibilità di sviluppare un comportamento bulimico per una anoressica è altissima, questa percentuale sale vertiginosamente se il paziente è costretto a mangiare con la forza.
domenica 7 febbraio 2010
I gruppi di mutuo aiuto e l'utilizzo dei farmaci nella gestione del dca

In merito all’utilizzo di farmaci, solo una parte della medicina reputa utile somministrarne, soprattutto per periodi troppo prolungati; in ogni caso, spetterà allo specialista tenere conto di tutte le condizioni del caso concreto e, solitamente, saranno privilegiati gli altri tipi di terapia. Gli antidepressivi, in particolare i c.d. SSRI (inibitori selettivi del ricaptazione della serotonina) sono i farmaci che, comunque, vengono maggiormente impiegati per la cura della bulimia. L’uso di siffatte specialità sortisce spesso effetti positivi, sia per l’azione a livello psicologico che per la tendenziale riduzione della frequenza di abbuffate e condotte compensatorie. Quanto alla prognosi, molto dipende dalle cause che l’hanno scatenata, dalla tempestività con cui la patologia è stata diagnosticata e, soprattutto, dalla reale volontà di guarire. La bulimia, comunque, può essere sconfitta, anche in maniera del tutto definitiva. Così come abbiamo visto per l’anoressia, infatti, specie se la malattia inizia a essere curata precocemente e la paziente collabora con coraggio e stimoli (sia da parte di chi le sta vicino, che, soprattutto, dal proprio interno, magari anche grazie al sostegno dei cari), si può completamente uscire dal tunnel, senza riammalarsi mai più. In altri casi, invece, a fasi di miglioramento, si susseguono fasi di riacutizzarsi del disturbo, mentre, nelle situazioni più gravi, in cui la paziente rifiuta di reagire, il decorso è inesorabile e il peggioramento ha un andamento continuo, in alcuni casi fino alla morte per denutrizione o per suicidio.
FONTE
www.lasaluteinpillole.it
Iscriviti a:
Post (Atom)